
I pazienti che hanno contratto l’infezione da SARS-CoV-2, una volta guariti, possono sviluppare ansia e depressione. Quali sono i meccanismi alla base? E come gestire questa situazione? La pandemia da COVID-19 ha colpito gran parte della popolazione mondiale, ma si sa relativamente poco dei suoi potenziali effetti diretti sulla salute mentale. Oltre ai disturbi neurologici, nei pazienti affetti da questa infezione sono stati riscontrati anche disturbi psichiatrici, quali insonnia (41,9%), ansia (35,7%), disturbi della memoria (34,1%), depressione (32,6%) e stato confusionale (27,9%). Anche dopo la guarigione permangono sintomi come insonnia, ricordi traumatici, alterazione della memoria, irritabilità e depressione.1
Cosa dice la scienza?
Un gruppo di ricercatori dell’IRCSS San Raffaele di Milano ha valutato l’impatto sulla salute mentale delle forme gravi di COVID-19 su un gruppo di pazienti a tre mesi dalle dimissioni.2
Sintomi come depressione, ansia, insonnia e disturbo da stress post-traumatico sembrano essere presenti in una buona parte dei pazienti.
Infatti, potrebbe esserci una correlazione tra lo stato infiammatorio provocato dal Covid-19 e la sindrome depressiva.
Il campione di popolazione preso in esame è di 402 soggetti guariti dal Covid-19 (265 uomini e 137 donne), con un’età media di 58 anni.
Durante le visite di controllo i medici hanno rilevato un disturbo post-traumatico da stress nel 28% dei casi, nel 31% depressione, nel 42% ansia, nel 40% insonnia e nel 20% una sintomatologia ossessivo-compulsiva.
I soggetti potevano comunque mostrare più di un sintomo.
Esiste, quindi, una relazione tra processi infiammatori e sviluppo di patologie mentali, tuttavia anche aspetti come lo stress, l’isolamento sociale, la paura di morire e di contagiare gli altri, giocano un ruolo di primo piano. Lo studio riporta anche una testimonianza diretta di uno dei pazienti: “dopo tre settimane, grazie alle cure, stavo guarendo dal Covid. Ero a casa, non avevo febbre, ma solo un po’ di tosse. Ma a volte, di notte, sentivo mancare il respiro, come se dovessi morire. Erano attacchi di panico, ne avevo sofferto in passato. Rimanevo per ore sul balcone cercando di respirare l’aria fresca a pieni polmoni. È stato terribile. Il panico mi ha fatto soffrire più del Covid”. 2
Come si è svolta la ricerca
I pazienti (402 adulti) sono stati valutati un mese dopo il ricovero attraverso colloqui e questionari per indagare l’eventuale presenza di sintomatologia psichiatrica. Sono stati raccolti anche dati clinici e altre informazioni sui pazienti come, ad esempio, i marcatori dello stato infiammatorio e i livelli di saturazione di ossigeno.
Sulla base dei dati, si è visto che l’infiammazione sistemica e la conseguente risposta immunitaria possano essere correlate con lo svilluppo di ansia e depressione. 2
Se consideriamo il forte impatto della pandemia da COVID-19 sulla vita di tutti noi e sulla nostra salute mentale, approfondire il legame stato infiammatorio-sviluppo di ansia e depressione nei pazienti guariti dall’infezione, consente di individuare gli interventi terapeutici più adeguati nel trattamento di queste complicanze, che sembrano interessare anche altre malattie respiratorie di origine virale.
I coronavirus, infatti, sono patogeni che possono causare sia un raffreddore sia sindromi respiratorie gravi. Anche in seguito ad altre infezioni virali, buona parte dei pazienti dopo la guarigione presentava un deterioramento neurocognitivo (come il disturbo da stress post-traumatico, depressione e disturbo da panico).
Infiammazione post-Covid-19 e depressione persistente
In un successivo studio di follow up, è stato esaminato un campione di 226 pazienti (77 donne e 149 maschi con un’età media di 58 anni) a uno e a tre mesi dopo la dimissione.
Oltre alla depressione persistente, si è riscontrata anche una ridotta capacità neuro-cognitiva, soprattutto dell’attenzione, della memoria, del coordinamento psicomotorio e del linguaggio. Si tratta di disturbi che possono perdurare anche durante la convalescenza.3
Qual è il meccanismo che lega l’infiammazione alla depressione?
La risposta immunitaria al virus e lo stress psicologico (per la paura della malattia e l’isolamento sociale), possono agire direttamente sul sistema nervoso centrale, alterando alcuni meccanismi (come il funzionamento di neurotrasmettitori come la serotonina) e favorendo la comparsa di sintomi psichiatrici e deficit cognitivi. I ricercatori pertanto ipotizzano che, in caso di infezione da SARS-COV-2, se lo stato infiammatorio persiste anche dopo la fase acuta della malattia, può aumentare il rischio di complicanze psichiatriche come la depressione.3
Cosa si può fare?
Il collegamento tra infiammazione e depressione nei pazienti COVID sarà oggetto di ulteriori studi a lungo temine. Capire, infatti, i meccanismi di questa relazione permetterà di individuare le terapie farmacologiche e psicologiche più adatte e “personalizzate”, rendendole più efficaci.3
1 Sintomi neuropsichiatrici da CoViD-19: quando il coronavirus attacca il sistema nervoso, SIF Magazine
2 M. G. Mazza, R. De Lorenzo, C. Conte, S. Poletti, B. Vai, I. Bollettini, E. M.T. Melloni, R. Furlan, F. Ciceri, P. Rovere-Querini, COVID-19 BioB Outpatient Clinic Study group, F. Benedetti, Anxiety and depression in COVID-19 survivors: Role of inflammatory and clinical predictors, Brain, Behavior and Immunity, volume 89, July 2020 (594-600)
3 M. G. Mazza, M. Palladini, R. De Lorenzo, C. Magnaghi, S. Poletti, R. Furlan, F. Ciceri, P. Rovere-Querini, COVID-19 BioB Outpatient Clinic Study group, F. Benedetti, Persistent psychopathology and neurocognitive impairment in COVID-19 survivors: Effect of inflammatory biomarkers at three-month follow-up, Brain, Behavior and Immunity, volume 94, May 2021 (138-147)