
Sono anni decisamente difficili quelli della pandemia: aziende che minacciano chiusure e
licenziamenti,
l’isolamento sociale, la paura di viaggiare e dei luoghi troppo affollati. La salute
mentale è fortemente minata,
non meno di quella fisica e il numero di prescrizioni di antidepressivi è aumentato
notevolmente, passando
negli Stati uniti a 70 milioni di ricette, contro i 36 milioni di dieci anni fa.
Norman Rosenthal, psichiatra di fama mondiale della Georgetown University Medical Center,
decide di fare
qualcosa. E nel suo ambulatorio “prescrive” la lettura dei sonetti di Shakespeare o le
poesie di Emily Dickinson
per aiutare i suoi assistiti a gestire gli stati di ansia e depressione causati dal
Coronavirus.
Tra i suoi pazienti ci sono donne che hanno perso il marito, anziani isolati nei loro
appartamenti o nelle case di
cura, oppure giovani e meno giovani che hanno perso il lavoro.
A molti la pandemia ha tolto qualcosa, regalando in cambio solitudine, paura e sconforto.
Perfino depressione
e stress post-traumatico.
Lo psichiatra oltre ai farmaci consiglia ai suoi pazienti la lettura, ogni sera e a voce
alta, di poesie. Perché la
poesia aiuta a elaborare i sentimenti negativi come la tristezza, la rabbia o la mancanza
di speranza.
Per Rosenthal la poesia ha un potere curativo: aiuta a calmare la mente, ispira, conforta
e permette di vedere le
cose da diverse prospettive. Può farci sentire parte di una comunità, quella umana, più
ampia del nostro
piccolo mondo e sostenere la nostra crescita e la guarigione nei periodi bui.
Ad ogni paziente Rosenthal prescrive componimenti diversi, in base allo stato d’animo: One
Art di Elizabeth
Bishop se si è persa una persona cara o qualcosa di importante nella vita, The Guest House
di Jellaludin Rumi
contro la paura o Fermarsi nei boschi in una sera di neve di Robert Frost, per chi si
sente vuoto e sfiduciato.
Sono numerosi gli studi a supporto dei benefici della poesia. Uno studio, pubblicato nel
2017 su Social
Cognitive and Affective Neuroscience ha dimostrato che ascoltare poesie recitate a voce
alta suscita risposte
positive nei circuiti cerebrali associati alla ricompensa.
Oltre ai farmaci, alla meditazione o agli esercizi di rilassamento, quindi Rosenthal
consiglia poesie e bastano
pochi minuti per trarne beneficio. E se gli si chiede qual è la sua preferita, in tempi
così difficili come quelli del
Covid-19, ci pensa un po’ ma poi non ha dubbi, Invictus di William Ernest Henley: “Non
importa quanto stretto
sia il passaggio, / quanto piena di castighi la vita, / io sono il padrone del mio destino
/ io sono il capitano della
mia anima”.
Fonti:
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https://www.goodnewsnetwork.org/psychiatrist-rosenthal-writes-prescriptions-for-daily-poetry-reading/
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https://www.corriere.it/salute/neuroscienze/21_settembre_07/pandemia-poesia-aiuto-superarepaure-
4034dd66-0fb3-11ec-bed3-6f3896af8bb8.shtml