
Le Paralimpiadi ci raccontano storie di riscatto e di forza nel continuare a vivere e a
portare avanti i propri
sogni, nonostante tutto. E in questo momento storico, attraversato da crisi economiche,
climatiche e
pandemie, lo sport porta con sé un messaggio di speranza e di pace.
Una piccola rivoluzione silenziosa che attraverso i giochi paralimpici regala anche una
diversa percezione della
disabilità. Perché le differenze sono ricchezza e prima di essere “disabili” o
“normodotati” si è persone, con gli
stessi diritti e opportunità.
Brad Snyder nel 2011 era in servizio in Afghanistan per la marina militare americana.
Un’esplosione
improvvisa gli porta via la vista e l’udito a un orecchio. Ibrahim al Hussein invece, era
in fuga insieme alla sua
famiglia nel 2012 in Siria, quando perde una gamba durante un bombardamento. Anche Monica
Contrafatto,
soldatessa italiana, perde una gamba in Afghanistan nel 2012, durante un attentato.
Sono storie drammatiche, ma una cosa hanno in comune: la rinascita.
Grazie allo sport, questi ragazzi hanno avuto una seconda possibilità, un nuovo futuro
tutto da costruire. Non
si sono arresi e hanno trasformato un evento drammatico in una nuova opportunità di vita.
Hanno poi vissuto
la guerra in prima persona, rendendosi conto di quanto invece è fondamentale avere e
diffondere un pensiero
di pace.
Un altro esempio sono i giochi di Tokio, che si sono svolti durante il dramma afghano,
dove molti atleti hanno
lanciato appelli di pace e solidarietà. L’Afghanistan e il suo popolo, dopo la conquista
dei Talebani, stanno
vivendo forse uno dei periodi più bui e drammatici della loro storia. E in Occidente
arrivano solo gli echi della
disperazione e della paura che regna a Kabul. La testimonianza diretta di tanti sportivi
paraolimpici, quindi, che
in guerra hanno quasi perso la vita, assume una potenza diversa.
Come la storia di Zakia Khudadadi e Hossain Rasouli, due atleti afgani. Zakia pratica il
Taekwondo, Hossain è
un discobolo che perse parte del braccio durante un attentato. Sono riusciti a fuggire da
Kabul grazie alla
mobilitazione di alcuni governi, comitati sportivi e paraolimpici. I due sportivi hanno
denunciato ciò che accade
nel loro Paese, le atrocità della guerra, e sono stati un simbolo di solidarietà e
fratellanza.
Fonte:
https://www.buonenotizie.it/storie/2021/09/06/le-paralimpiadi-ci-dimostrano-che-lo-sport-e-appello-di-pace/