
Il linguaggio influenza in modo significativo le nostre vite e la salute mentale non fa
eccezione.
Anzi, in un campo in cui lo stigma è all’ordine del giorno, non stupisce (purtroppo)
vedere come anche il
linguaggio utilizzato per descrivere la salute mentale sia spesso inappropriato e carico
di connotazioni
negative.1
Quante volte si sente dire “quello è completamente pazzo” quando qualcuno fa qualcosa che
non ci piace?
Oppure “ma lasciamola perdere, è bipolare” per descrivere persone che cambiano spesso
idea?
Non solo, siamo così abituati a sentire queste espressioni da non farci quasi caso.
Lo stigma e il linguaggio
Certo, qualcuno obietterà che sono solo parole, ma purtroppo quelle parole contribuiscono
ad alimentare lo
stigma associato ai disturbi mentali.1
I disturbi psichiatrici sono infatti considerati da molti una manifestazione di debolezza
e la richiesta di aiuto a
uno specialista viene spesso percepita come una sconfitta, una mancanza di volontà. Alcune
ricerche hanno
dimostrato che, tra la popolazione generale, è diffusa la tendenza ad allontanare
socialmente le persone con
disturbi mentali.2
Lo stigma può anche venire interiorizzato, portando le persone ad “autostigmatizzarsi”:
questo impatta
negativamente sul recupero dalla malattia e sulle relazioni, peggiorando i sintomi e
allontanando ancor di più
l’inizio di una cura appropriata.3
Le parole diventano quindi un’ulteriore barriera tra noi stessi e la nostra salute
mentale.
Questo scenario intrappola le persone in un circolo vizioso, in cui si pensa di soffrire
di “qualcosa” di cui non si
dovrebbe soffrire o, peggio ancora, che questo “qualcosa” releghi in qualche modo a essere
membri meno degni
all’interno di una comunità.1
Per capire la portata del problema ricordiamoci che, secondo alcune recenti ricerche, il
27% della popolazione
adulta ha sperimentato almeno un episodio di un disturbo psichiatrico nell’ultimo anno
(inclusi problemi
derivanti dall’uso di sostanze, psicosi, depressione, ansia e disturbi alimentari).4
Considerando il profondo
impatto che un disturbo mentale può avere su un individuo (a livello personale,
relazionale, professionale…),
diventa chiaro che il modo in cui parliamo di salute mentale può giocare un ruolo positivo
importante nel
processo di recupero di milioni di persone.1
Cosa possiamo fare quindi?
Possiamo ripensare il linguaggio.
Il concetto principale è che la presenza di un disturbo mentale rappresenta solo un
aspetto della vita di una
persona, senza definirla. Identificare qualcuno solo come “paziente” o come
“schizofrenico” implica ridurre un
intero essere umano a una diagnosi.5
Quindi piuttosto che dire “persona bipolare” possiamo provare a dire “persona con disturbo
bipolare”.5
Ancora, spesso si usa il termine “soffrire” di un disturbo mentale. Sebbene questo sia
accurato in quanto
permette di riconoscere l’impatto e la sofferenza in alcuni casi correlati all’esperienza
personale, dobbiamo
ricordare che questo non implica che una diagnosi equivalga a una sentenza a vita di
sofferenza.1
A tal proposito, le persone che hanno avuto esperienza nel corso della loro vita di un
disturbo mentale possono
avere idee diverse in merito alle parole da usare, può quindi essere molto utile chiedere
a loro per capire come
la pensano in merito e quali termini preferiscono.1
Ecco alcuni consigli “pratici” su espressioni che sarebbe meglio evitare: 1
• Descrivere qualcuno che è organizzato e ordinato come “ossessivo compulsivo” è diverso
dal vivere con un Disturbo Ossessivo Compulsivo
• Definire “bipolare” chi manifesta cambi d’umore, è diverso dal vivere con un Disturbo
Bipolare
• Dire “sono depresso” quando ci si sente un po’ tristi, è diverso dal convivere con la
depressione
• Usare parole come “psicotico” per descrivere qualcuno che non ci piace o “schizzato” per
parlare di una reazione o di una personalità, contribuisce ad
alimentare lo stigma rivolto alle persone schizofreniche
• Parlare di una persona magra come “anoressica” sminuisce il fatto che l’anoressia
nervosa sia un disturbo molto più complesso della mera perdita di peso
Anche medici e ricercatori possono aiutare a ridurre lo stigma scegliendo attentamente le
parole che usano per
descrivere la salute mentale.3
Come abbiamo visto, il linguaggio gioca un ruolo da protagonista nel plasmare i pensieri e
le opinioni delle
persone e la comunicazione scientifica può inavvertitamente essere veicolo di stereotipi
dannosi.3
Per questo è importante il contributo dei professionisti della salute, che rivestono un
ruolo fondamentale nel
mettere al centro l’esperienza della persona.3
Qual è, invece, il ruolo dei mezzi di comunicazione?
Negli anni, i media (giornali, televisione, social media…) hanno giocato un ruolo chiave
nel perpetuare un
linguaggio stigmatizzante.1
E invece i media hanno un ruolo critico nel portare avanti la comprensione dei disturbi
mentali: il modo in cui
le storie vengono riportate può infatti contribuire notevolmente a sensibilizzare e a
ridurre lo stigma.5
Ripensare il linguaggio: prospettive future
Abbiamo visto che usare un linguaggio appropriato può incoraggiare una nuova prospettiva
della salute
mentale, che vede i disturbi mentali come patologie che possono essere trattate o
efficacemente gestite, e
dalle quali si può guarire, proprio come le altre patologie.3
Questo shift culturale è cruciale: cominciare a parlare in termini corretti di salute
mentale può contribuire a
erodere il pregiudizio che trattiene le persone che ne hanno bisogno dal chiedere aiuto.
Può anche portare la giusta attenzione sul tema, con l’obiettivo di mobilizzare risorse e
offrire servizi di qualità
alle persone con disturbi mentali.3
1 Mental Health Foundation. Why the language we use to describe mental health
matters. 2019.
Disponibile al link:
https://www.mentalhealth.org.uk/blog/why-language-we-use-describe-mental-health-matters
2 Ministero della Salute. Fatti e cifre contro lo stigma.
Disponibile al link:
https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_opuscoliPoster_422_allegato.pdf
3 Nora D. Volkow, Joshua A. Gordon et al. Choosing appropriate language to
reduce the stigma around mental illness and substance use
disorders. Neuropsychopharmacology; DOI:https://doi.org/10.1038/s41386-021-01069-4
4 Epicentro. Salute mentale – aspetti epidemiologici. Disponibile al link:
https://www.epicentro.iss.it/mentale/epidemiologia-europa
5 American Psychiatric Association. Words Matter: Reporting on Mental Health
Conditions.
Disponibile al link:
https://www.psychiatry.org/newsroom/reporting-on-mental-health-conditions