
Durante la pandemia da Covid-19 lo smartworking ha cambiato la vita a moltissime persone.
Si tratta di una modalità di lavoro che presenta molti aspetti positivi, sia per le
aziende, in termini di produttività, sia per i lavoratori rispetto alla qualità di vita.
È opportuno specificare che lo smartworking è diverso dal lavoro da remoto. Lo
smartworking, infatti, va oltre i classici vincoli del luogo e dell’orario lavorativo,
accordando maggiore autonomia al lavoratore. Autonomia, flessibilità e responsabilità sono
i principi su cui si fonda e, nel rispetto di questi, il lavoratore organizza il suo tempo
in piena libertà. Nel lavoro da remoto, invece, orari, luoghi e organizzazione delle
mansioni rispecchiano lo stesso assetto utilizzato nel lavoro “in presenza”.
Con il lockdown, molte aziende (e diversi enti pubblici) hanno adottato il lavoro da
remoto, comunemente (e forse un po’ impropriamente) chiamato smartworking, per dare una
continuità alla produzione o garantire i servizi ai cittadini. Migliaia di persone,
quindi, hanno dovuto adattarsi a lavorare diversamente.1
Ma quali sono i vantaggi e quali sono i rischi per chi lavora?
Tra i primi vi è la possibilità di lavorare da casa, risparmiando il tempo necessario allo
spostamento per raggiungere il luogo di lavoro, riducendo i costi e l’impatto ambientale
(grazie anche a un minor consumo di carburanti). Si acquisiscono poi nuove conoscenze e
competenze di tipo tecnico-digitale, che si inseriscono in un’opportunità di crescita e
innovazione, sia per le persone, sia per le aziende. Tutto ciò costituirà un piccolo
patrimonio da mettere a frutto anche in futuro e che può aprire la porta a nuove
possibilità e opportunità di rinnovamento. Anche la maggiore autonomia, che porta con sé
una crescente responsabilizzazione, sia per l’organizzazione del tempo sia degli spazi di
lavoro, è certamente un altro vantaggio.1
L’altra faccia della medaglia
Lo smartworking per molte persone non è stato una scelta, ma una misura necessaria al
contenimento della pandemia e alla tutela della salute. Dei vantaggi abbiamo già parlato.
Ora affrontiamo i lati negativi.1
1) L’overworking, cioè il rischio di lavorare di più, poiché la netta demarcazione tra
l’ambiente domestico e quello lavorativo diventa sempre più labile. Lavorare da casa,
infatti, può rendere più difficile “staccare la spina” per dedicarsi ad altro.
2) Lavorare più del consueto vuol dire essere più stanchi e affaticati alla fine della
giornata. Passare molto tempo davanti a uno schermo, soprattutto se non adeguatamente
illuminato, può danneggiare la vista, così come assumere posture sbagliate in postazioni
di lavoro improvvisate può causare disturbi alla schiena.
3) La perdita dei rapporti sociali con i colleghi espone a una maggiore solitudine. La
chiacchierata davanti alla macchinetta del caffè, la “vita da ufficio”, viene a mancare.
4) Si perde una parte importante della comunicazione, quella non verbale e paraverbale
(tono di voce, espressione del viso, gestualità, ecc.). In videoconferenza, infatti,
spesso anche per problemi di connessione, non è sempre facile comprendersi o capire cosa
viene detto.
5) Lavorare in casa con attorno altri membri della famiglia (come è accaduto a molti
durante il lockdown) comporta distrazione (pensiamo soltanto a chi ha bambini in casa),
difficoltà di concentrazione, condivisione degli spazi e “rumori” non sempre facili da
gestire.
Un’indagine realizzata nel 2020 da Texty srl ha preso in esame un campione di 808 smartworkers, sia nel pubblico impiego, sia nel settore privato con l’obiettivo di indagare sulla nuova quotidianità imposta dal lockdown e dallo smartworking. Dai risultati è emerso che gli aspetti che mancano di più del luogo di lavoro sono le chiacchere con i colleghi, i viaggi di lavoro, la routine e la “pausa caffè”. Il 55%, invece, ha riferito di non riuscire più a distinguere il lavoro dalla vita privata, mentre per il 12% passare molto tempo in casa rende più difficile il rapporto con i familiari o con il partner, poiché le discussioni e i litigi diventano più frequenti. 2
Stress e smartworking
Cambiare approccio al lavoro e adattarsi a nuove modalità e a confini sempre più
indefiniti tra vita privata e professionale è già un importante fattore di stress.
Per uno smartworker il rischio di compromettere il work-life balance (cioè l’equilibrio tra lavoro e vita sociale, gli interessi, il tempo libero) è concreto se non riesce a separare nettamente le esigenze personali da quelle lavorative.1
Ciò potrebbe quindi far aumentare il rischio di sviluppare una sintomatologia di tipo ansioso-depressivo a causa della confusione tra spazio e tempo privato e lavorativo La maggiore autonomia del lavoratore lo rende, infatti, “iper-connesso” e raggiungibile in ogni momento, alzando i livelli di stress.
L’analisi dei risultati di uno studio pubblicato su Journal of Occupational Rehabilitation del 2020 ha evidenziato l’impatto dello smartworking sul benessere fisico e mentale dei lavoratori . Rispetto al periodo pre-pandemia, gli intervistati hanno segnalato numerose problematiche che riguardano: l’aumento del tempo di lavoro, la difficoltà di non avere in casa una stanza per lavorare, essere costretti a condividere gli spazi con altri familiari, lavorare in postazioni improvvisate (sul divano, tavolo da pranzo, in cucina, ecc.).
Hanno poi riferito di accusare per la prima volta disturbi fisici e psicologici tra cui: problemi alla vista, disturbi muscolo-scheletrici, tachicardia, emicrania, disturbi digestivi, insonnia, stress mentale, preoccupazione, sbalzi di umore, difficoltà di concentrazione e isolamento sociale.
Anche la diminuzione dell’attività fisica, l’aumento di consumo di cibo spazzatura, la riduzione di comunicazione con i colleghi, hanno avuto un impatto significativo sul benessere psicofisico.
Comprendere tutti questi aspetti è fondamentale per trovare nuove strade e gestire al meglio una modalità di lavoro che sarà sempre più presente in futuro.3
Cosa si può fare?
La fiducia dei manager verso i propri dipendenti è fondamentale per ridurre l’impatto di
questa nuova tipologia di lavoro. Consentire ai propri collaboratori di raggiungere gli
obiettivi lavorativi senza trascurare il tempo libero, può creare un clima aziendale
positivo anche a distanza.1
Spetta quindi ai manager coordinare un’efficace gestione del tempo che consenta ai
lavoratori di raggiungere i risultati prefissati, senza trascurare la vita privata e la
salute.
Per gli smartworker è necessario stabilire dei confini tra lavoro e vita privata, ma soprattutto adottare semplici accorgimenti anche per prevenire possibili disturbi fisici. Ad esempio è importante:4
- preparare una postazione di lavoro dedicata, evitando, ad esempio, il tavolo della cucina, dove si mangia; meglio una scrivania;
- evitare di lavorare in pigiama e conservare l’abitudine di vestirsi e prepararsi, come quando si va al
lavoro;
- fare pause e muoversi (almeno ogni due ore), ad esempio per svolgere piccole faccende domestiche o camminando durante le telefonate;
- eseguire per almeno 30 minuti al giorno esercizi di ginnastica e stretching;
- darsi dei limiti e ritagliarsi il giusto spazio per se stessi;
- stilare una “lista delle priorità”, poiché lavorando a casa è più facile distrarsi o tendere a fare più cose contemporaneamente;
- restare in contatto con i colleghi e il team di lavoro, fissando “pause caffè” virtuali, cioè in videochiamata.
- definire con il proprio responsabile gli obiettivi settimanali, fare il punto con i colleghi, possibilmente in video, per accorciare le distanze.
1 M. Vitiello, F. Fontana Stress e rischi psicosociali in ambito lavorativo per i professionisti della sanità. Completo di aggiornamenti su Smartworking e Lavoro on line, Springer Healthcare Education 2020.
2 S. Tripi, G. Mattei. COVID-19 e Pubblica Amministrazione: implicazioni dello smart working per il management e per la salute mentale dei lavoratori. DEMB Working Paper Series N. 171,May 2020. Dipartimento di Economia Marco Biagi, UNIMORE (Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.
3 Yijing Xiao, Burcin Becerik-Gerber, DDes, Gale Lucas, Shawn C. Roll, Impacts of Working From Home During COVID-19 Pandemic on Physical and Mental Well-Being of Office Workstation Users, Journal of Occupational Rehabilitation, 21 Mar; 63(3): 181-190.
4 F. Butera, Le condizioni organizzative e professionali dello smart working dopo l’emergenza: progettare il lavoro ubiquo fatto di ruoli aperti e di professioni a larga banda, Studi organizzativi n. 1 2020.