
Poter visitare i pazienti, a distanza, semplicemente connettendosi a un pc. Si chiama
telemedicina e comprende tutte quelle attività (televisita, teleconsulto,
telemonitoraggio, telecooperazione) che permettono di assistere il paziente, consultarsi
tra professionisti sanitari o aiutare un operatore durante un intervento medico…. da
remoto. Online. Senza bisogno di essere fisicamente presenti.
Prima dell’arrivo della pandemia da coronavirus, in Italia di telemedicina si parlava ben
poco. Il virus però ci ha messo tutti davanti all’impossibilità di uscire di casa, o di
andare in ambulatorio per farsi visitare dal proprio medico.
E allora, da fine febbraio, i medici italiani si sono rimboccati le maniche: chi usando
semplicemente il telefono, chi utilizzando programmi di video chiamata come Skype o Zoom,
chi ancora mettendo a punto, tramite la Regione di appartenenza, piattaforme ad hoc per
effettuare televisite, sono tanti i medici che hanno visitato o stanno visitando pazienti
“COVID” e “non COVID” (soggetti fragili o con patologie croniche) costretti a casa.
Secondo ALTEMS, l’Alta Scuola di Economia e Management Sanitario dell’Università Cattolica
del Sacro Cuore di Roma, sono circa 150 le iniziative di telemedicina in corso nel nostro
Paese. Un segnale straordinario che potrà far diventare la telemedicina una costante della
pratica clinica, anche quando questa pandemia sarà finalmente passata.
A questo scopo è nato un gruppo di lavoro coordinato da ALTEMS per indicare alle strutture
sanitarie quali strumenti telematici possono essere utilizzati sia dai medici sia dai
pazienti, in modo da non dover comprare nuovi software.
È stato così creato un manuale che permette di inserirsi nelle procedure già esistenti
delle strutture sanitarie, nel rispetto delle regole privacy del GDPR, per la gestione di
tutte le comunicazioni con il paziente in un unico ambiente integrato, con interazione in
audio e video e scambio di comunicazioni e di documenti. I manuali sono scaricabili
gratuitamente sul sito “Governo dei dati sanitari”.